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Facciamo finta che l’intelligenza artificiale sia un animale…

    copertina the new breed kate darling

    E se pensassimo all’Intelligenza Artificiale come animali e smettessimo di paragonarla a noi? Lo suggerisce l’etica della robotica Kate Darling nel suo ultimo libro.

    Non ho ancora letto The New Breed: What Our History with Animals Reveals about Our Future with Robots. Ma mi ha molto colpito l’intervista realizzata da Wired all’autrice.

    Proprio qualche giorno fa, parlavo con un giovane studente di Data Science. Il tema era le possibili motivazioni per le quali tendiamo a pensare all’intelligenza artificiale come tecnologie in grado di fare molte più cose di quante in realtà al momento siano in grado di compiere.

    Di come anche ci convinciamo dell’esistenza di scenari alquanto distopici nei quali l’AI è molto simile all’uomo e, come l’uomo, è considerata responsabile di bias e danni collaterali.

    L’intervento di Kate Darling su Wired mi ha quindi attivato una serie di riflessioni.

    Ignoravo completamente che c’è stato un tempo, e per molti secoli nel Medioevo, nel quale gli animali erano considerati responsabili delle proprie azioni, tanto da essere processati. Questa cosa, che oggi ci fa tanto ridere, è stata una realtà accettata dalle nostre società del passato.

    Similmente oggi siamo spesso portati a immaginare l’Intelligenza Artificiale come qualcosa che si può sostituire all’uomo o che comunque verrà sviluppata a immagine e somiglianza dell’uomo, anche nei suoi profili di responsabilità.

    Ma l’intelligenza artificiale non è affatto intelligente e, poi, chi ha detto che debba assomigliare necessariamente all’uomo per rispondere alle sue funzioni?

    E se invece la immaginassimo come un fedele compagno dell’uomo, che so, come un cane?

    A nessuno viene mente di pensare che il cane possa sostituirsi all’uomo. Eppure vive nelle nostre case, è amico dell’uomo, ne migliora la vita anche attraverso l’uso co-terapeutico degli animali per il trattamento di alcune patologie o nelle attviità di Search&Rescue.

    Pensare all’Intelligenza Artificiale come “umanoidi” ha degli enormi limiti di costo e di efficienza. AI proprio come gli animali è di “un’altra specie” e potrebbe funzionare meglio a forma di ruota piuttosto che come un bipede!

    Riconosco che questo approccio mi affascina e ci vedo un framework nuovo. Abituarci a considerare l’intelligenza artificiale come qualcosa di distinto rispetto all’uomo, ci aiuterebbe a:

    • costruire un immaginario più realistico sul presente e sul futuro dell’intelligenza artificiale
    • rafforzare l’idea che l’intelligenza artificiale può supportarci come un fedele compagno in campi come la salute, l’educazione e la cura, migliorando il nostro livello di benessere
    • responsabilizzare gli innovatori e gli utenti sulle conseguenze negative che le loro creazioni e il rispettivo utilizzo sbagliato possono produrre attorno a noi
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