Il professionista della comunicazione non è un mero esecutore ma ha lo scopo di tenere insieme le relazioni, di fornire spiegazioni, formulare interpretazioni, codificare l’esigenza di ‘futuro’ e trovare il giusto garbo per essere univoco, chiaro, disintermediato.
Alcuni professionisti hanno sentito l’esigenza, durante il lockdown, di scrivere un Manifesto della comunicazione. Un programma di intenti per qualcosa di “nuovo”, una riflessione in un momento in cui il tempo non mancava.
Quando mi hanno chiesto di sottoscrivere il Manifesto della nuova comunicazione, ho immediatamente detto sì, perché vi ho ritrovato molte parole del mio vocabolario professionale e umano e alcune riflessioni coraggiose.
La nostra identità è costantemente sovraesposta sui media digitali e fermarsi è un regalo che facciamo a noi ma anche ai nostri clienti, datori di lavoro, dipendenti.
Ringrazio quindi chi ancora crede che la professione del comunicatore sia qualcosa di più di un lavoro di giocoleria sui trampoli, qualcuno che si limita a far ruotare in aria oggetti senza forma nè consistenza.
Non torneremo alla normalità come se niente fosse accaduto, annuncia il Manifesto.
Non so se sta accadendo invece il contrario, eppure l’innovazione e l’umanità sono crescite assieme e io credo che continueranno a farlo, in tutti i campi del sapere e della scienza.
Perché escludere la comunicazione che è così densamente legata al linguaggio umano, l’unico in natura a esprimersi con identità?
Puoi leggere il documento integrale del Manifesto della Nuova Comunicazione sul blog di Luca Montani, direttore comunicazione e relazioni istituzionali MM Spa